L'arte delle donne e il razzismo
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- 27 ago 2021
- Tempo di lettura: 7 min
Aggiornamento: 19 gen 2022
Avviso contenuti: razzismo, la "supremazia bianca", oppressione, stereotipi di etnia, schiavitù, oggettificazione, esotificazione, sessualizzazione, lo "sguardo bianco", colonizzazione, ingiustizia razziale, disumanizzazione, armi, immagini razziste. Gli articoli / le pagine linkate (i link sono le parti in grassetto colorate) includono sia gli argomenti sopra menzionati sia altri argomenti e / o immagini potenzialmente disturbanti qui non menzionati.
Ci piace spesso pensare che le donne bianche (come me; si veda la nota in fondo a questo articolo) siano immuni a comportamenti razzisti e quando pensiamo a una persona razzista, molti pensano probabilmente a un uomo bianco, cisgender, eterosessuale, non disabile e neurotipico- tuttavia, è essenziale riconoscere che le donne sono spesso colpevoli di razzismo e complici nel mantenere un sistema di "supremazia bianca" (in termini di gerarchia di potere causata dal razzismo, non di inerente "qualità" delle persone) e che l'oppressione delle donne nel patriarcato non cancella una loro potenziale posizione privilegiata in altri ambiti. Delle prove di ciò stanno nelle rappresentazioni negative di persone di colore in opere d'arte di artiste donne bianche, artiste che vengono spesso presentate come icone femministe o pioniere del ruolo delle donne nelle Arti mentre il loro comportamento problematico rimane ignorato.
Una tale artista è Rosalba Carriera (1673 - 1757), una famosa pastellista italiana di stile Rococò specializzata in miniature e ritratti. In particolare, Quattro continenti, quattro opere che consistono nelle personificazioni di Africa, America, Asia ed Europa che produsse probabilmente dopo il suo viaggio in Francia del 1720, contribuirono alla creazione di categorie "razziali" (le quali molti scienziati hanno sostenuto sono, geneticamente parlando, inesistenti), alla promozione di stereotipi di etnia e, pertanto, al razzismo. I suoi dipinti sono basati su rappresentazioni precedenti dei quattro continenti, le quali erano severamente razziste per la loro raffigurazione dell'Europa come la "regina" e per l'uso di stereotipi esotificanti, come l'associazione dell'Africa ad animali pericolosi. Nella versione di Rosalba Carriera, questi elementi ricorrenti si riscontrano nuovamente, ma l'artista conferisce un nuovo e particolare aspetto alla creazione di distinzioni "razziali" tra gli umani tramite il suo uso del colore per distinguere il colore della pelle di ciascuna personificazione (alcune rappresentazioni precedenti dipendevano solamente da elementi "accessori" e non dalla forma del corpo o dal colore della pelle per differenziare i continenti). Il suo stile, in particolare, "incoraggia" l'osservatore ad analizzare il colore della pelle, favorendo l'emergere della pratica di identificare gli umani sulla base dalla loro "razza". Qui, specifici stereotipi di etnia che possiamo notare includono l'uso del colore rosso per denotare il colore della pelle dell'America e il gruppo di serpenti stretti nel pugno dell'Africa, oltre a molti altri. È inoltre importante porre questi dipinti nel contesto della colonizzazione da parte dell'Europa degli altri continenti e di pensare in modo critico a come la promozione di queste distinzioni, di questi stereotipi e, con essi, di un'idea emergente di una "gerarchia razziale" avrebbe aiutato lo scopo dell'Europa di colonizzare altre nazioni per interessi militari, economici e politici.


Le Allegorie dei quattro continenti (sopra a sinistra: Europa; sopra a destra: America; sotto a sinistra: Africa; sotto a destra: Asia).
Immagini dall'articolo su questi dipinti sopra linkato.
Un'altra forma di rappresentazioni razziste nell'arte si vede nella sola figura nera ne The Ely Family Group Portrait ("Il ritratto di gruppo della Famiglia Ely") (1771) di Angelica Kauffman (1741 - 1807), un'artista spesso promossa come importante figura nell'avanzamento delle donne nell'arte per aver dipinto generi tradizionalmente non accessibili alle donne, il tutto mentre gli aspetti più problematici della sua storia vengono ignorati (invece, ne dovrebbero essere discussi sia gli aspetti "positivi" sia quelli negativi). In questo dipinto, la sola figura nera è un servitore / uno schiavo, un individuo anonimo rappresentato in una posizione sottomessa. Questo dipinto, ponendo la persona nera ai margini in un ritratto mirato a celebrare coloro per cui lavorava / di cui era schiavo, ricorda comuni rappresentazioni di persone nere in modi oggettificanti ed esotificanti in opere incentrate su persone bianche.
Le considerazioni da porsi divengono però forse più complesse quando si analizzano dipinti come Ritratto di una donna nera (1800) (originariamente con un termine razzista nel titolo) di Marie-Guilhelmine Benoist (1768 - 1826). Questo dipinto era apparentemente mirato a sostenere sia l'abolizione della schiavitù sia la liberazione delle donne dall'oppressione; tuttavia, alcuni asseriscono che venga meno a tale scopo per via del suo approccio a raffigurare la donna nera che rappresenta. Il dipinto è raro per quanto riguarda il suo porre al centro una figura nera nell'arte occidentale; tuttavia, dei critici hanno sostenuto che finisca per esotificare e sessualizzare una persona nera (il seno destro della donna è lasciato nudo) per guadagno personale. Nonostante ciò, alcuni non sono d'accordo, proponendo che il suo seno sia rivelato a scopo allegorico e che la donna nera mostri "autoaffermazione". Tuttavia, il dipinto è probabilmente comunque problematico a causa della mancanza di scelta conferita al suo soggetto nero, poiché è probabile che la donna non abbia avuto alcuna voce in capitolo su come sarebbe stata rappresentata, una scelta presa interamente dalla donna bianca dietro la tela e dal suo "sguardo bianco" (termine non inventato da me, ma che uso qui per riferirmi a come una tipica persona bianca possa vedere una persona di colore in modo filtrato dal razzismo che esiste nella nostra società).
Oltre a questi casi, in altre opere d'arte di donne bianche rappresentanti persone di colore, lo "sguardo bianco" di qualcuno in una posizione privilegiata permane. Questo è al contempo effetto e causa di quanto è sprofondato il sistema di potere della "supremazia bianca" nel nostro mondo e quanto prevalenti sono raffigurazioni disumanizzanti di persone di colore nella nostra società. Questo crea un ciclo vizioso in cui lo "sguardo bianco" può continuare a prevalere nelle opere d'arte.
Ciononostante, vi sono molte fantastiche donne artiste di colore che stanno contrastando questa norma e producendo rappresentazioni di persone di colore positive, personali e che conferiscono potere alle loro comunità, oltre a partecipare attivamente al lavoro anti-razzista con la loro arte. Queste artiste sono, sfortunatamente, spesso cancellate dalla presentazione eurocentrica dell'Arte e della Storia dell'Arte, ma sono certamente degne della nostra attenzione e della nostra ammirazione.
Ad esempio, Meta Vaux Warrick Fuller (1877 - 1968) fu un'artista (poetessa, pittrice, progettista teatrale e scultrice) afroamericana conosciuta per le sue rappresentazioni di temi afrocentrici, scene di ingiustizia razziale e sofferenza umana. Con le sue opere, celebrava la cultura africana e afroamericana e assieme affrontava i problemi sociali.
Betye Saar (nata nel 1926) fu un'artista americana di origini afroamericane, irlandesi e native americane conosciuta principalmente per opere di assemblage che contrastavano il razzismo anti-nero in America. Era parte del Black Arts Movement ("Movimento di arti nere") degli anni '70. Una delle sue opere meglio conosciute è forse The Liberation of Aunt Jemima ("La liberazione di Aunt Jemima") (1972). Questo assemblage raccoglieva immagini razziste relative ad "Aunt Jemima", una personificazione del dannoso stereotipo della "mammy", e la trasformava in un simbolo di Black Power ("Potere nero") ponendole nelle mani delle armi e mettendo davanti a lei il pugno simbolo del Black Power stesso. Quest'opera al contempo richiama l'attenzione sul razzismo e fornisce esplicitamente sostegno a movimenti per la giustizia razziale.
Tra le artiste donne che hanno prodotto opere anti-razziste vi è, inoltre, Lina Iris Viktor (nata nel 1987), un'artista liberiana britannica le cui opere, secondo il suo sito: "sono una fusione di pittura, scultura, performance e fotografia, assieme alla pratica di doratura ad acqua con oro a 24 carati per creare tele sempre più scure incorporate con 'strati di luce'". La sua rappresentazione di figure nere in opere d'arte incentrate sui colori nero, oro, blu e rosso mira a contraddire la comune percezione negativa del colore nero, e molte delle sue opere affrontano temi di etnia, genere e Storia delle persone nere (come la Storia della Liberia come colonia statunitense).

Eleventh ("Undicesimo") di Lina Iris Viktor
Immagine da linaviktor.com
Un'altra artista che si ribella allo status quo razzista è Stephanie Syjuco (nata nel 1974), un'artista nata nelle Filippine che, come afferma il suo sito: "lavora in fotografia, scultura e installazione, muovendosi da media fatta a mano e ispirata dall'artigianato a editing digitale ed escavazioni di archivi". Le sue opere includono, ma non sono limitate a, la condanna della colonizzazione, interpretazioni umoristiche di come la "diversità" venga vista tramite lo sguardo bianco maschile, la cancellazione e modifica della Storia e altri progetti attivamente anti-razzisti.
Paula Nicho Cúmez (nata nel 1955) è anch'ella un'artista che lotta per la giustizia razziale tramite le sue opere, in particolare relativamente alla popolazione indigena maya e per conferire potere alle donne native. Le sue opere sono fondate sulla cultura maya e si incentrano spesso sulle donne indigene. Nel 1985, Cúmez contribuì alla fondazione di una cooperativa per pittrici donne chiamata Kaqchikel Surrealist Painters ("Pittrici surrealiste di Kaqchikel").

Proceso y Visión de los Acuerdos de Paz ("Processo e visione degli accordi di pace")
di Paula Nicho Cúmez
Immagine da mayawomeninart.org
È chiaro, quindi, che mentre molte artiste donne hanno promosso il razzismo tramite le loro opere, altrettante altre lo hanno attivamente combattuto.
In quanto amanti dell'Arte e della Storia dell'Arte, dobbiamo lavorare per riconoscere e denunciare il razzismo nel mondo dell'arte e per smettere di celebrare artiste donne bianche razziste come se fossero icone femministe che non hanno causato danni a nessuno. Invece, dobbiamo porre al centro le storie di donne artiste di colore che si sono da sempre messe al lavoro per opporsi al razzismo.
Nota: Essendo una donna bianca, credo non sia mio il ruolo di avere la voce principale in conversazioni riguardanti il razzismo, ma, in base a ciò che ho imparato, è comunque importante che io discuta e contrasti il razzismo. Ho perciò preso la decisione di scrivere questo post, ma anche di riferirmi al lavoro di persone di colore, e vi incoraggio, se potete, ad usare questo post come un punto di partenza per imparare di più su ciò che le persone di colore hanno da dire su questi argomenti.
Crediti per le immagini:
• Immagine generale per questo post: include parti di immagini di Syzygy (2015) di Lina Iris Viktor, The Visible Invisible ("Il visibile invisibile") (2018) di Stephanie Syjuco e Crusando Fronteras ("Attraversando frontiere") (2007) di Paula Nicho Cúmez.
• Immagini in questo post: si vedano le didascalie delle immagini.
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